Analisi di Cesare PAVESE, Lo steddazzu (da Lavorare stanca)
Ascolto di Lello VOCE, Il paesaggio, dietro
(performance)
Analisi di due stesure di José Antonio MILLÁN, La semana en el muro
La revelación (1989)
Aún no sé cómo, con la última luna, agitado en sudores, me pareció oír una voz al pie del lecho: "Cuando están entre sí, las cosas componen una canción cuya letra nos habla de todo". Ausente, grabé las palabras con el estilete en el yeso de la cabecera, orlado de grasa, porque temí que se me perdieran, y caí en un sueño invencible.
Con las primeras luces me incorporé y recorrí las raspaduras con los dedos. Adiviné vagamente que ahí tenía el secreto no sólo de los que leen entrañas, sino también de los que contemplan nubes o juegan con las letras &endash; así como de los que los persiguen. Pedí tinta, corté una pluma nueva y lo copié cuidadosamente, letra por letra, en el margen de unos poemas que me habían conducido hasta el sueño.
La semana en el muro (1991)
Aún no sé cómo, con la última luna, agitado en sudores, oí una voz en sueños: "Las cosas entre sí componen una canción, cuya letra nos habla de todo". Ausente, grabé las palabras con un estilete en el yeso de la cabecera, orlado de grasa, porque temí que se perdieran, y caí en un sopor invencible.
Con las primeras luces me incorporé y recorrí los trazos con los dedos. Adiviné vagamente que ahí tenía el secreto no sólo de los que leen entrañas, sino también de los que contemplan nubes o juegan con las letras &endash; así como de los que los persiguen&endash;. Desleí tinta, corté una pluma nueva y copié la frase cuidadosamente, letra por letra, al dorso de unos poemas antiguos que me habían conducido hasta el sueño.
PRIMA LETTERA AI CORINZI 2,1-9
Analisi di Giuseppe UNGARETTI, Dolina notturna
Lettura dell'incipit di Raymond CARVER, Riuscivo a vedere ogni minimo dettaglio
Lettura dell'incipit di Marcel PROUST, Il piacere di leggere
Confronto della sintassi dei brani
Analisi di GIOSUÈ CARDUCCI, Pianto antico
Lettura dalla cosiddetta "Lettera del veggente" di Arthur RIMBAUD:
Il primo studio dell'uomo che si vuole poeta è la propria conoscenza, intera; cerca la sua anima, la scruta, la saggia, la impara. Quando l'ha saputa deve coltivarla; sembra semplice: in ogni cervello si compie uno sviluppo naturale; tanti "egoisti" si proclamano autori; ben altri ce ne sono, che si attribuiscono il loro progresso intellettuale! &endash; Però si tratta di rendere l'anima mostruosa: alla maniera dei comprachicos, insomma! Immagini un uomo che si pianti e si coltivi le verruche sul viso. Dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato sregolarsi di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di follia; cerca egli stesso, esaurisce in se stesso tutti i veleni, per conservarne soltanto le quintessenza. Ineffabile tortura nella quale ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, nella quale diventa fra tutti il gran malato, il gran criminale, il gran maledetto, - e il sommo Sapiente! - Poiché giunge all'ignoto! Avendo coltivato la propria anima, già ricca, più di ogni altro! Giunge all'ignoto, e anche se, sbigottito, finisse col perdere l'intelligenza delle proprie visioni, le avrebbe viste! Crepi pure, in quel balzo tra le cose inaudite e ineffabili: altri lavoratori orribile verranno; cominceranno dagli orizzonti sui quali l'altro è crollato!
Lettura di Arthur RIMBAUD, Ma Bohème: